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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di iz0hcd (del 13/01/2008 @ 15:28:25, in Informatica, linkato 3417 volte)
Dal post precedente avevo iniziato a raccontare qualcosa sul mio sistema di backup. Avevo parlato di SME server e, nel seguito, avrei voluto descrivere anche il resto.
Una parte di questo "resto" è il punto di partenza del post di oggi.
Il sistema RAID di SME server è affidabile, il backup notturno su HD USB pure, ma se l'ufficio prende fuoco, o se entrano i ladri, oppure se un fulmine "frigge" tutto insieme?
Ora se qualcuno mi desse del paranoico avrebbe ragione. Ma se aumentare la sicurezza del sistema significa anche divertirsi un pò ed imparare altrettanto, perchè non farlo?
Ho quindi predisposto un NAS remoto a casa, collegato all'ufficio tramite una subnet (vedi i post relativi al link qui e qui). Il NAS in questione è costitituito da un Linksys NSLU2 (un oggettino devvero eccezionale) e da un disco USB.
L'NSLU2 è collegato alla rete di casa ed esegue ogni notte un backup del disco del server utilizzando un semplice script che sincronizza files e cartelle e poi mi avverte tramite e-mail di ciò che è accaduto. Lo script viene fatto partire ad orari stabiliti come un job di cron.
A questo punto dovrebbe essere abbastanza improbabile subire un incidente in contemporanea a casa ed in ufficio tale da distruggere tutto il sistema e, se ciò accadesse, l'ultimo dei miei problemi sarebbe la perdita dei files!
La parte interessante della cosa è che il s.o. del Linksys è una versione customizzata di linux e che è possibile installare diverse distribuzioni standard (più o meno) al posto di quella originale. Tutto ciò che serve sapere in merito è qui. Personalmente ho installato una distribuzione Debian che è reperibile a questo indirizzo, insieme ad una messe di informazioni e consigli sull'installazione.
A questo punto il nostro scatolotto è qualcosa di più di un semplice NAS, in quanto è in grado di gestire (nei limiti del processore e della memoria) ogni applicativo disponibile per debian e praticamente ogni periferica che si possa collegare ad una porta USB.
Il primo passo è stato collegarci un box Sitecom che permette la conversione tra USB e una serie di altre interfacce: PS/2 per mouse e tastiera, seconda scheda di rete, una parallela, una seriale ed altre tre USB. Il prodotto, che si chiama USB 2.0 LAN Dock costa poco ed è completamente utilizzabile sotto Debian. Tutte le porte vengono riconosciute e gestite correttamente. Siccome l'appetito vien mangiando, ho incominciato a provare ad utilizzare l'NSLU2 in una serie di modi diversi: al momento, oltre che come sistema di backup remoto, funziona come server MySql e http per gestire via web la mia stazione meteo e l'ho dotato di un display LCD per la lettura continua dei parametri di funzionamento.
In un prossimo post magari approfondisco entrambe le questioni. Per il momento...BUON ANNO!
Una parte di questo "resto" è il punto di partenza del post di oggi.
Il sistema RAID di SME server è affidabile, il backup notturno su HD USB pure, ma se l'ufficio prende fuoco, o se entrano i ladri, oppure se un fulmine "frigge" tutto insieme?
Ora se qualcuno mi desse del paranoico avrebbe ragione. Ma se aumentare la sicurezza del sistema significa anche divertirsi un pò ed imparare altrettanto, perchè non farlo?
Ho quindi predisposto un NAS remoto a casa, collegato all'ufficio tramite una subnet (vedi i post relativi al link qui e qui). Il NAS in questione è costitituito da un Linksys NSLU2 (un oggettino devvero eccezionale) e da un disco USB.
L'NSLU2 è collegato alla rete di casa ed esegue ogni notte un backup del disco del server utilizzando un semplice script che sincronizza files e cartelle e poi mi avverte tramite e-mail di ciò che è accaduto. Lo script viene fatto partire ad orari stabiliti come un job di cron.
A questo punto dovrebbe essere abbastanza improbabile subire un incidente in contemporanea a casa ed in ufficio tale da distruggere tutto il sistema e, se ciò accadesse, l'ultimo dei miei problemi sarebbe la perdita dei files!
La parte interessante della cosa è che il s.o. del Linksys è una versione customizzata di linux e che è possibile installare diverse distribuzioni standard (più o meno) al posto di quella originale. Tutto ciò che serve sapere in merito è qui. Personalmente ho installato una distribuzione Debian che è reperibile a questo indirizzo, insieme ad una messe di informazioni e consigli sull'installazione.
A questo punto il nostro scatolotto è qualcosa di più di un semplice NAS, in quanto è in grado di gestire (nei limiti del processore e della memoria) ogni applicativo disponibile per debian e praticamente ogni periferica che si possa collegare ad una porta USB.
Il primo passo è stato collegarci un box Sitecom che permette la conversione tra USB e una serie di altre interfacce: PS/2 per mouse e tastiera, seconda scheda di rete, una parallela, una seriale ed altre tre USB. Il prodotto, che si chiama USB 2.0 LAN Dock costa poco ed è completamente utilizzabile sotto Debian. Tutte le porte vengono riconosciute e gestite correttamente. Siccome l'appetito vien mangiando, ho incominciato a provare ad utilizzare l'NSLU2 in una serie di modi diversi: al momento, oltre che come sistema di backup remoto, funziona come server MySql e http per gestire via web la mia stazione meteo e l'ho dotato di un display LCD per la lettura continua dei parametri di funzionamento.
In un prossimo post magari approfondisco entrambe le questioni. Per il momento...BUON ANNO!
Di iz0hcd (del 25/09/2007 @ 13:39:26, in Informatica, linkato 1968 volte)
Intanto devo dire che mi sono stupito: sono svariati mesi che non scrivo più niente.
Questa è la conseguenza diretta di una serie di problemi lavorativi che mi hanno tenuto, per pari tempo, lontano dai miei giochi.
Questo post nasce da uno di questi problemi: qualche tempo fa il disco rigido del mio portatile (quello che uso per lavoro) mi ha piantato in asso! Martellate e altre tecniche poco ortodosse mi hanno permesso di recuperare gran parte del mio lavoro, ma la strizza è stata tanta! E poi mi sono reso conto che, per quanto si facciano backups su CD delle cartelle importanti, ci si scorda sempre di qualcosa. Personalmente mi sono perso circa un migliaio di e-mail di lavoro (soprattutto inviate) sulle quali facevo affidamento per determinare tempistiche di consegna etc. Da allora ho deciso di dotarmi di un sistema di backup un po' più sistematico ed efficente (perlomeno per le mie necessità).
La prima operazione è stata quella di dotarmi di una macchina server su cui appoggiare tutti i dati in modo da sapere che qualunque cosa avessi cercato, dentro "quella" directory doveva stare. Con 250 euro mi son fatto un semplice pc con due HD e ho iniziato a studiarmi che S.O. adottare. Scartato a piè pari windows nelle sue varie forme, ho iniziato a giuggiolarmi con Linux. La prima installazione è stata di Ubuntu (prima desktop, poi server) e devo dire che è stata un'ottima esperienza. Facilmente gestibile e configurabile(per la maggior parte delle cose) senza l'ansia da prompt. Molto si può fare tramite mouse e interfaccia grafica e questo rende la transizione win->linux meno traumatica. Poi, mano a mano che l'appetito cresce e si vogliono fare cose più complesse, si fa qualche passetto dentro la shell e ci si sprova con script e riga di comando. Va detto che esiste una quantità di documentazione sterminata su qualunque argomento e nei forum ci si imbatte senza difficoltà in persone che hanno avuto i nostri stessi problemi e che li hanno risolti (da soli o con aiuto di -disponibilissimi- altri).
Dopo qualche mese di Ubuntu (ultima distro installata la 7.04), ho avuto modo di conoscere la SME (nota anche come e-smith). Si tratta di una distribuzione concepita per un uso come server e gateway WAN-LAN. Non ha un'interfaccia grafica (del tipo X), ma è totalmente gestibile tramite una potente e gradevole interfaccia web. Si installa in un attimo senza alcun problema (l'ho provata su due macchine - meglio stare tranquilli - ) ed è facilmente configurabile. Gestisce una quantità completa di servizi senza prendersi un mal di testa epocale per configurarli. Una delle cose più simpatiche è la disponibilità di pacchetti aggiuntivi che aumentano le possibilità offerte dalla distribuzione e che possono essere configurate e gestite tramite il solito pannello di controllo via web. Vengono chiamate contribs e ce ne sono di tantissimi tipologie. Ovviamente è possibile installare qualunque programma che giri su linux ed i binari pensati per Red Hat e CentOS (rpm), come per qualsiasi altra distribuzione.La learning-curve è molto ripida, nel senso che si impara quasi subito a gestire il sistema e a configurarlo. La stabilità è ottima ed il feeling pure. Da consigliare! Nei prossimi post spero di riuscire a raccontare come ho concepito il mio sistema di backup al completo, con le altre parti che lo compongono.
Dopo qualche mese di Ubuntu (ultima distro installata la 7.04), ho avuto modo di conoscere la SME (nota anche come e-smith). Si tratta di una distribuzione concepita per un uso come server e gateway WAN-LAN. Non ha un'interfaccia grafica (del tipo X), ma è totalmente gestibile tramite una potente e gradevole interfaccia web. Si installa in un attimo senza alcun problema (l'ho provata su due macchine - meglio stare tranquilli - ) ed è facilmente configurabile. Gestisce una quantità completa di servizi senza prendersi un mal di testa epocale per configurarli. Una delle cose più simpatiche è la disponibilità di pacchetti aggiuntivi che aumentano le possibilità offerte dalla distribuzione e che possono essere configurate e gestite tramite il solito pannello di controllo via web. Vengono chiamate contribs e ce ne sono di tantissimi tipologie. Ovviamente è possibile installare qualunque programma che giri su linux ed i binari pensati per Red Hat e CentOS (rpm), come per qualsiasi altra distribuzione.La learning-curve è molto ripida, nel senso che si impara quasi subito a gestire il sistema e a configurarlo. La stabilità è ottima ed il feeling pure. Da consigliare! Nei prossimi post spero di riuscire a raccontare come ho concepito il mio sistema di backup al completo, con le altre parti che lo compongono.
Qualche tempo fà avevo postato qui una breve descrizione del mio client domestico. Oggi invece descrivo quello che c'è dall'altra parte della tratta radio.
La distanza che separa i due punti è relativamente modesta (circa 1400 metri in linea d'aria) e le antenne sono in vista, per cui non sono richiesti grandi sistemi di antenna.
Tanto per assicurare un pò di margine nelle giornate piovose e per evitare di sporcare ulteriormente l'etere con emissioni indesiderate, ho preferito utilizzare una parabola da 18dB con riflettore in griglia metallica. Si tratta di un tipo molto comune, facilissimamente reperibile presso le fiere dell'elettronica sparse per l'Italia.
Anche l'access point è un classico: si tratta del solito DWL-900 AP+ della D-Link, revisione C, modificato per accettare tensioni oltre i 5V e privato dello switch diversity. La revisione del firmware è ovviamente l'ultima disponibile. Trattandosi di una rev.C, non l'ho dotato di PoE integrato, ma ho preferito utilizzare degli iniettori esterni, acquistabili qui. Rispetto al client, qui l'autocostruzione è ridotta al mimimo, causa pigrizia e mancanza di tempo.
Il tubo di supporto è dotato di una pesante base fatta con una piastra di acciaio ed è semplicemente appoggiata sulla copertura. E' stata poi ricoperta dalla ghiaia in modo da proteggerla e da aumentarne la stabilità. Le dimensioni sono state scelte le minori possibili, in modo da ridurre l'impatto visivo e i problemi di trasporto.
Il cavo UTP è stato passato attraverso i condotti di aerazione fino a raggiungere l'hub di rete posto due piani più in basso, poi è stato inserito in una guaina da esterni che è stata ricoperta, come la base del tubo, con la ghiaia. In questo modo tutto l'insieme è discreto e ben protetto. Tutte le connessioni sono sigillate con passanti stagni o con nastro autovulcanizzante.
Il sistema è alle intemperie da una quindicina di giorni senza mostrare problemi. Ovviamente bisognerà aspettare ancora un pò di tempo per essere sicuri che non ci siano infiltrazioni o che non soffra per le temperature nei giorni di bel tempo. Gli AP sono stati configurati come wireless bridge e protetti con chiavi WEP a 128 bit (da cambiare con una certa frequenza). Al momento il sistema funziona senza problemi e con grande stabilità...anche ora lo sto usando per fare l'upload di questo post.
PS: voglio ringraziare Paolo IK0PCJ per avermi regalato (senza alcun mio merito) il DWL-900 AP+ e per avermi prestato gli iniettori PoE. Voglio ringraziare anche Andrea per l'impagabile aiuto che mi ha dato nelle fasi di montaggio del sistema e per le foto.
La distanza che separa i due punti è relativamente modesta (circa 1400 metri in linea d'aria) e le antenne sono in vista, per cui non sono richiesti grandi sistemi di antenna.
Tanto per assicurare un pò di margine nelle giornate piovose e per evitare di sporcare ulteriormente l'etere con emissioni indesiderate, ho preferito utilizzare una parabola da 18dB con riflettore in griglia metallica. Si tratta di un tipo molto comune, facilissimamente reperibile presso le fiere dell'elettronica sparse per l'Italia.
Anche l'access point è un classico: si tratta del solito DWL-900 AP+ della D-Link, revisione C, modificato per accettare tensioni oltre i 5V e privato dello switch diversity. La revisione del firmware è ovviamente l'ultima disponibile. Trattandosi di una rev.C, non l'ho dotato di PoE integrato, ma ho preferito utilizzare degli iniettori esterni, acquistabili qui. Rispetto al client, qui l'autocostruzione è ridotta al mimimo, causa pigrizia e mancanza di tempo.
Il tubo di supporto è dotato di una pesante base fatta con una piastra di acciaio ed è semplicemente appoggiata sulla copertura. E' stata poi ricoperta dalla ghiaia in modo da proteggerla e da aumentarne la stabilità. Le dimensioni sono state scelte le minori possibili, in modo da ridurre l'impatto visivo e i problemi di trasporto.
Il cavo UTP è stato passato attraverso i condotti di aerazione fino a raggiungere l'hub di rete posto due piani più in basso, poi è stato inserito in una guaina da esterni che è stata ricoperta, come la base del tubo, con la ghiaia. In questo modo tutto l'insieme è discreto e ben protetto. Tutte le connessioni sono sigillate con passanti stagni o con nastro autovulcanizzante.
Il sistema è alle intemperie da una quindicina di giorni senza mostrare problemi. Ovviamente bisognerà aspettare ancora un pò di tempo per essere sicuri che non ci siano infiltrazioni o che non soffra per le temperature nei giorni di bel tempo. Gli AP sono stati configurati come wireless bridge e protetti con chiavi WEP a 128 bit (da cambiare con una certa frequenza). Al momento il sistema funziona senza problemi e con grande stabilità...anche ora lo sto usando per fare l'upload di questo post.
PS: voglio ringraziare Paolo IK0PCJ per avermi regalato (senza alcun mio merito) il DWL-900 AP+ e per avermi prestato gli iniettori PoE. Voglio ringraziare anche Andrea per l'impagabile aiuto che mi ha dato nelle fasi di montaggio del sistema e per le foto.
Chi si è cimentato nella realizzazione delle biquad e ancora di più delle double biquad (per non parlare delle amos) si sarà accorto che una delle cose più critiche (si fa per dire ) è piegare il radiatore con le misure e gli angoli giusti.
Personalmente io procedo così: Mi disegno su un foglio di carta, scala 1:1, lo sviluppo del radiatore. In parole povere tiro una riga lunga 244 mm con dei segnetti ogni 30.5 mm. Poi preparo il filo di rame argentato spianandolo ben bene tra due tavole di legno e lo taglio, posandolo sopra il disegno, a misura esatta.
Segno poi con un pennarellino indelebile a punta fine i vari punti di piegatura e inizio a piegare partendo dal segno centrale. Le prime volte usavo due pinze a becco piatto, ma non ero soddisfatto del risultato. L'angolo (90°) non era preciso, raramente riuscivo a piegare esattamente sul segno etc.
Allora mi sono costruito questa piegatrice manuale di bassissimo rango. E' semplicemente una stringitubi a con le ganasce regolabili (del tipo "cinese") sulla quale ho incollato (!) con colla a caldo per metalli due blocchetti di alluminio di dimensioni circa 15 x 15 x 15 mm opportunamente limati in modo da creare uno svaso o un risalto a perfetto angolo retto.
Sembra chissà che, ma questo è l'oggetto (veramente brutto!)
Di lato:
Di fronte:
E pure di tre quarti!
A questo punto si mette il filo di rame tra le ganasce, facendo coincidere il segno a pennarello con la punta del blocchetto, si stringe e... fatta la piegatura!
La qualità delle foto è pessima, ma le ho fatte col telefonino (che dovrebbe servire, per definizione, a telefonare e non a fare foto!). In compenso mi ha permesso di fare un minivideo dell'operazione: eccolo qua!
Buone biquad!
Personalmente io procedo così: Mi disegno su un foglio di carta, scala 1:1, lo sviluppo del radiatore. In parole povere tiro una riga lunga 244 mm con dei segnetti ogni 30.5 mm. Poi preparo il filo di rame argentato spianandolo ben bene tra due tavole di legno e lo taglio, posandolo sopra il disegno, a misura esatta.
Segno poi con un pennarellino indelebile a punta fine i vari punti di piegatura e inizio a piegare partendo dal segno centrale. Le prime volte usavo due pinze a becco piatto, ma non ero soddisfatto del risultato. L'angolo (90°) non era preciso, raramente riuscivo a piegare esattamente sul segno etc.
Allora mi sono costruito questa piegatrice manuale di bassissimo rango. E' semplicemente una stringitubi a con le ganasce regolabili (del tipo "cinese") sulla quale ho incollato (!) con colla a caldo per metalli due blocchetti di alluminio di dimensioni circa 15 x 15 x 15 mm opportunamente limati in modo da creare uno svaso o un risalto a perfetto angolo retto.
Sembra chissà che, ma questo è l'oggetto (veramente brutto!)
Di lato:
Di fronte:
E pure di tre quarti!
A questo punto si mette il filo di rame tra le ganasce, facendo coincidere il segno a pennarello con la punta del blocchetto, si stringe e... fatta la piegatura!
La qualità delle foto è pessima, ma le ho fatte col telefonino (che dovrebbe servire, per definizione, a telefonare e non a fare foto!). In compenso mi ha permesso di fare un minivideo dell'operazione: eccolo qua!
Buone biquad!
L'ASUS WL-330g è un minuscolo access point dotato di funzionalità client. La sua principale particolarità è quella di avere dimensioni (8.5 x 6 x 1.8 cm) e peso molto contenuti e di essere fornito di una piccola borsetta per il trasporto completa di una serie di accessori.
Nasce come client per notebook privi di sistema WiFi integrato (ne esistono ancora?) o come access point "d'emergenza".
Personalemente l'ho trovato interessante perchè è possibile dotarlo con molta facilità di antenna esterna e permette la realizzazione di client , AP o link punto-punto in modalità AD-HOC da esterni di dimensioni molto ridotte. Non è un oggetto nato per questo scopo specifico, quindi non ha tutte le caratteristiche tipiche di prodotti pensati allo scopo (vedi ad esempio le Ubiquity Litestation 2 o 5) che hanno la possibilità di PoE, il connettore d'antenna già integrato, un firmware specifico, range di temperature operative maggiore e potenza elevata. Questo oggettino può essere un valido sostituto al solito D-Link 900 o simili quando le dimensioni siano un fattore critico di scelta.
Va detto anche che come AP va molto bene: è sensibile, stabile e privo di difetti particolari. Si configura via web o tramite un apposito programma fornito su CD ed il passaggio tra la modalità AP e client avviene tramite uno switch posto sul retro. Non la faccio lunga sulle caratteristiche e sulle modalità di uso e configurazione in quanto tutto quello che si deve sapere è disponibile sul sito ufficiale italiano della ASUS.
Questa è la bustina che contiene tutto il materiale:
e questo è quello che c'è dentro (taglierino a parte! ):
Una volta aperto, quello che si trova all'interno è questo:
L'apparecchio è dotato di due antenne di tipo "J-pole" poste in modo diametralmente opposto sullo chassis plastico superiore. Esse sono connesse al pcb mediante due semplici contatti a pressione (si notano sullo sfondo in alto a sinistra nella foto) che toccano sullo stampato nelle zone vicino alla scritta ASUS (alto dx) e vicino al pulsante di reset (basso sx).
Come si può vedere, ci sono tre possibilità di connessione di una antenna esterna: se ci si procura un codino intestato con un connettore adeguato (che io non ho) ci si può collegare direttamente al test point indicato come
RS1, altrimenti si può saldare un cavo coassiale di basso diametro (RG174 o simili) alle piazzole per le antenne esistenti. E' preferibile usare quelle relative all'antenna principale (ANT1) poste vicine al logo ASUS (vedi sotto), ponendo attenzione a saldare il centrale dove è indicato "Feed" e la calza dove è indicato "GND".
Come sempre bisogna usare un saldatore con uno stilo piccolo e collegato a terra e fare saldature piccole e pulite. Per dare maggiore stabilità all'insieme è consigliabile grattare un pò della vernice protettiva vicino alla piazzola di massa per avere una maggiore superficie saldabile.
Il cavo potrà essere intestato con un connettore SMA o N e dovrà essere fissato meccanicamente in modo stabile per evitare stress al circuito stampato.
Una ultima nota: per chi lo volesse acquistare, io l'ho preso da essedi-shop, ma al momento non è più in listino. L'ho visto su ebay nuovo a circa 50 euro.
Nasce come client per notebook privi di sistema WiFi integrato (ne esistono ancora?) o come access point "d'emergenza".
Personalemente l'ho trovato interessante perchè è possibile dotarlo con molta facilità di antenna esterna e permette la realizzazione di client , AP o link punto-punto in modalità AD-HOC da esterni di dimensioni molto ridotte. Non è un oggetto nato per questo scopo specifico, quindi non ha tutte le caratteristiche tipiche di prodotti pensati allo scopo (vedi ad esempio le Ubiquity Litestation 2 o 5) che hanno la possibilità di PoE, il connettore d'antenna già integrato, un firmware specifico, range di temperature operative maggiore e potenza elevata. Questo oggettino può essere un valido sostituto al solito D-Link 900 o simili quando le dimensioni siano un fattore critico di scelta.
Va detto anche che come AP va molto bene: è sensibile, stabile e privo di difetti particolari. Si configura via web o tramite un apposito programma fornito su CD ed il passaggio tra la modalità AP e client avviene tramite uno switch posto sul retro. Non la faccio lunga sulle caratteristiche e sulle modalità di uso e configurazione in quanto tutto quello che si deve sapere è disponibile sul sito ufficiale italiano della ASUS.
Questa è la bustina che contiene tutto il materiale:
e questo è quello che c'è dentro (taglierino a parte! ):
Una volta aperto, quello che si trova all'interno è questo:
L'apparecchio è dotato di due antenne di tipo "J-pole" poste in modo diametralmente opposto sullo chassis plastico superiore. Esse sono connesse al pcb mediante due semplici contatti a pressione (si notano sullo sfondo in alto a sinistra nella foto) che toccano sullo stampato nelle zone vicino alla scritta ASUS (alto dx) e vicino al pulsante di reset (basso sx).
Come si può vedere, ci sono tre possibilità di connessione di una antenna esterna: se ci si procura un codino intestato con un connettore adeguato (che io non ho) ci si può collegare direttamente al test point indicato come
RS1, altrimenti si può saldare un cavo coassiale di basso diametro (RG174 o simili) alle piazzole per le antenne esistenti. E' preferibile usare quelle relative all'antenna principale (ANT1) poste vicine al logo ASUS (vedi sotto), ponendo attenzione a saldare il centrale dove è indicato "Feed" e la calza dove è indicato "GND".
Come sempre bisogna usare un saldatore con uno stilo piccolo e collegato a terra e fare saldature piccole e pulite. Per dare maggiore stabilità all'insieme è consigliabile grattare un pò della vernice protettiva vicino alla piazzola di massa per avere una maggiore superficie saldabile.
Il cavo potrà essere intestato con un connettore SMA o N e dovrà essere fissato meccanicamente in modo stabile per evitare stress al circuito stampato.
Una ultima nota: per chi lo volesse acquistare, io l'ho preso da essedi-shop, ma al momento non è più in listino. L'ho visto su ebay nuovo a circa 50 euro.
A grande richiesta (una, di Carlo... ma come dirgli di no?), ecco i primi risultati della sessione di ascolto natalizia.
Babbo Natale si è presentato intorno alle tre di mattina (mentre il sottoscritto faceva da arbitro ad una gara internazionale di tombola) e si è rivelato con sibili e fischietti vari. Sotto è possibile vedere il grafico in formato "waterfall" dell'incursione. Ho provato a dare anche una logica ai suoni ricevuti, ma è solo una ipotesi.
Qui è disponibile la versione a piena risoluzione dell'immagine e qui il file wav.
Felice 2007!!! Marco.
Babbo Natale si è presentato intorno alle tre di mattina (mentre il sottoscritto faceva da arbitro ad una gara internazionale di tombola) e si è rivelato con sibili e fischietti vari. Sotto è possibile vedere il grafico in formato "waterfall" dell'incursione. Ho provato a dare anche una logica ai suoni ricevuti, ma è solo una ipotesi.
Qui è disponibile la versione a piena risoluzione dell'immagine e qui il file wav.
Felice 2007!!! Marco.
L'idea mi è venuta leggendo la prima parte di questo articolo sul web. L'ipotesi che Babbo Natale sia dotato di uno scudo di particelle cariche (ioni) per difendersi dai problemi di attrito con l'atmosfera terrestre permetterebbe di rilevare tracced della sua presenza mediante le tecniche usuali di ricezione dei segnali radio naturali.
Per maggiori approfondimenti consiglio di fare un giretto sul sito RadioNatura.
Le possibilità che mi sono venute in mente (e che intendo sperimentare questa notte) sono due:
Spero che qualcuno possa organizzarsi per la ricezione di questi segnali, in modo da poter confrontare le esperienze ed i risultati. Aspetto con fiducia i vostri commenti!
Ps: un grazie a Carlo di Tecnica Arcana per lo spunto iniziale!
Marco.
Per maggiori approfondimenti consiglio di fare un giretto sul sito RadioNatura.
Le possibilità che mi sono venute in mente (e che intendo sperimentare questa notte) sono due:
- Analisi dello spettro delle VLF mediante antenna attiva del tipo "dipolo corto" collegata direttamente al pc sul quale verrà fatto girare un software di analisi dello spettro (per dare un nome per tutti: Spectran di I2PHD). La costruzione dell'antenna, come pure le modalità di interfacciamento al pc, le potete trovare su "RadioKitElettronica" di questo mese (sarà un caso?). Quando Babbo Natale passerà abbastanza vicino alla mia stazione radio, la ionizzazione dell'aria dovuta allo scudo di cui è dotato dovrebbe favorire l'insorgenza di rumore radio di tipo statico, facilmente rilevabile sullo spettrogramma generato dal programma. Ipotizzando un tempo di consegna di ciascun regalo di 10 millisecondi (fonte NORAD!), Babbo Natale dovrebbe gironzolare nel raggio di qualche chilometro intorno casa per un tempo da 3 a 5 secondi almeno. Dovrebbe essere quindi molto semplice rilevare l'aumento di spikes e, impiegando una rete di antenne direttive, anche direzione e velocità apparente della slitta.
- Ricezione delle stazioni broadcast o dei beacon sulle VHF mediante l'uso di antenne Yagi puntante con un angolo zenitale piuttosto elevato. Essendo lo schermo ionico riflettente per le onde radio in banda VHF, dovrebbe verificarsi il fenomeno di "scattering" utilizzato dai radioamatori di tutto il mondo per i loro DX. Mi aspetto quindi di ascoltare, in corrispondenza del passaggio di Babbo Natale, le emissioni di radio che normalmente sarebbero fuori orizzonte ed i cui segnali rimbalzerebbero sulla cortina ionizzata generata dalla slitta in alta atmosfera.
Spero che qualcuno possa organizzarsi per la ricezione di questi segnali, in modo da poter confrontare le esperienze ed i risultati. Aspetto con fiducia i vostri commenti!
Ps: un grazie a Carlo di Tecnica Arcana per lo spunto iniziale!
Marco.
Ho notato che nell'ultimo post non erano visibili le immagini con Internet Explorer (io uso Firefox e con quello era tutto a posto). Ho modificato un po' l'html dell'articolo e ora dovrebbe essere a posto. Ho anche allargato di un centinaio di pixel la parte riservata al testo, in modo da rendere piu' leggibile il tutto..tanto non credo ci sia molta gente con monitor a 640x480 in giro!
Anche questa volta scopro l'acqua calda.
L'argomento, come si palesa nel titolo, sono le antenne della classe Xquad, intendendo con esse tutte quelle derivate dalla biquad di Trevor Marshall. Questo è un esempio di biquad:
Da questa sono uscite varianti su varianti. La più importante e famosa è la Double Biquad, ovvero una doppia doppia quad. Con qusta antenna ho realizzato il client del post sotto.
La particolarità di questa classe di antenne è la loro facilità di realizzazione, la loro tolleranza all'errore di costruzione e l'ottimo comportamento.
Si riescono ad avere una decina di dB (dipende dalla precisione con cui si costruisce) con un'oretta di lavoro, un pò di filo di rame (argentato, nel mio caso) e una piastrina di vetronite.
Di biquad ne ho costruite diverse versioni, che differiscono sostanzialmente per la modalità di alimentazione del radiatore. Su internet viene consigliato spesso l'uso di un bazooka, ovvero un tratto di tubo di lunghezza pari ad un quarto di lunghezza d'onda posto sul retro del riflettore, all'interno del quale far scorrere il coassiale che alimenta l'antenna.
La mia personale versione è realizzata con un tubetto di ottone 4x0.5 mm, saldato direttamente alla piastrina, all'interno del quale viene fatto scorrere il coassiale RG174 del codino. La calza del cavo, in prossimità dell'antenna, viene saldata al tubo stesso, mentre il centrale va direttamente ad un polo dell'antenna. L'altro polo viene saldato al tubo. Il cavo viene poi reso stabile con un pezzetto di guaina termorestringente e il tubo sigillato con un goccetto di colla a caldo. Cosi:
La seconda versione, molto più semplice, viene realizzata con una sorta di piattina in aria. L'idea l'ho trovata su un numero di RadioKit Elettronica in un articolo di Paolo Pitacco IW3QBN. La spaziatura tra i due conduttori della linea (realizzata con filo di rame da 2 mm) deve essere di circa 3 mm per mantenere l'impedenza della stessa a 50 ohm. Un conduttore della linea va al centrale del connettore fissato sul riflettore, l'altro va a massa. Dall'altro capo i due conduttori sono saldati al radiatore. Così:
In tutti i casi il consiglio è di usare connettori e cavi con dielettrico in teflon per semplificare le operazioni di saldatura.
Ho fatto prove comparative tra le due antenne (con bazooka e con linea a piattina) e non ho riscontrato differenza di comportamento. Personalmente consiglio la seconda soluzione, che è pratica e semplice da realizzare.
Alcuni dati dimensionali:
DOUBLE BIQUAD
Non avendo trovato in rete (forse non sono così bravo con google...) un progetto completo di quote per una DBQ, ho deciso di modellarmela da solo usando 4nec2 (attività divertente ed istruttiva e tra l'altro abbastanza vicina a quanto faccio quasi ogni giorno per guadagnarmi il pane...) ottenendo un paio di configurazioni interessanti. Io ho adottato questa in quanto a fronte di un guadagno leggermente inferiore all'altra (della quale ho abbandonato lo sviluppo), ha dimensioni minori e banda passante maggiore. Rispetto alla biquad questa guadagna almeno un paio di dB in più (sia sulla carta che nella realtà) ed è costruibile con estrema facilità (vedi esempi sopra e sotto). Qui potete trovare il PDF a piena risoluzione dello schemetto che trovate sotto in Jpeg.
Buon Lavoro!
L'argomento, come si palesa nel titolo, sono le antenne della classe Xquad, intendendo con esse tutte quelle derivate dalla biquad di Trevor Marshall. Questo è un esempio di biquad:
Da questa sono uscite varianti su varianti. La più importante e famosa è la Double Biquad, ovvero una doppia doppia quad. Con qusta antenna ho realizzato il client del post sotto.
La particolarità di questa classe di antenne è la loro facilità di realizzazione, la loro tolleranza all'errore di costruzione e l'ottimo comportamento.
Si riescono ad avere una decina di dB (dipende dalla precisione con cui si costruisce) con un'oretta di lavoro, un pò di filo di rame (argentato, nel mio caso) e una piastrina di vetronite.
Di biquad ne ho costruite diverse versioni, che differiscono sostanzialmente per la modalità di alimentazione del radiatore. Su internet viene consigliato spesso l'uso di un bazooka, ovvero un tratto di tubo di lunghezza pari ad un quarto di lunghezza d'onda posto sul retro del riflettore, all'interno del quale far scorrere il coassiale che alimenta l'antenna.
La mia personale versione è realizzata con un tubetto di ottone 4x0.5 mm, saldato direttamente alla piastrina, all'interno del quale viene fatto scorrere il coassiale RG174 del codino. La calza del cavo, in prossimità dell'antenna, viene saldata al tubo stesso, mentre il centrale va direttamente ad un polo dell'antenna. L'altro polo viene saldato al tubo. Il cavo viene poi reso stabile con un pezzetto di guaina termorestringente e il tubo sigillato con un goccetto di colla a caldo. Cosi:
La seconda versione, molto più semplice, viene realizzata con una sorta di piattina in aria. L'idea l'ho trovata su un numero di RadioKit Elettronica in un articolo di Paolo Pitacco IW3QBN. La spaziatura tra i due conduttori della linea (realizzata con filo di rame da 2 mm) deve essere di circa 3 mm per mantenere l'impedenza della stessa a 50 ohm. Un conduttore della linea va al centrale del connettore fissato sul riflettore, l'altro va a massa. Dall'altro capo i due conduttori sono saldati al radiatore. Così:
In tutti i casi il consiglio è di usare connettori e cavi con dielettrico in teflon per semplificare le operazioni di saldatura.
Ho fatto prove comparative tra le due antenne (con bazooka e con linea a piattina) e non ho riscontrato differenza di comportamento. Personalmente consiglio la seconda soluzione, che è pratica e semplice da realizzare.
Alcuni dati dimensionali:
- Riflettore in vetronite sp.1,6 mm B x L = 123 x 123 mm;
- Lato del radiatore della biquad = 30,7 mm (considerate 31 mm, ovviamente)
- Distanza dal radiatore al riflettore = 16 mm (non è critico, ma fa variare lobo e impedenza)
DOUBLE BIQUAD
Non avendo trovato in rete (forse non sono così bravo con google...) un progetto completo di quote per una DBQ, ho deciso di modellarmela da solo usando 4nec2 (attività divertente ed istruttiva e tra l'altro abbastanza vicina a quanto faccio quasi ogni giorno per guadagnarmi il pane...) ottenendo un paio di configurazioni interessanti. Io ho adottato questa in quanto a fronte di un guadagno leggermente inferiore all'altra (della quale ho abbandonato lo sviluppo), ha dimensioni minori e banda passante maggiore. Rispetto alla biquad questa guadagna almeno un paio di dB in più (sia sulla carta che nella realtà) ed è costruibile con estrema facilità (vedi esempi sopra e sotto). Qui potete trovare il PDF a piena risoluzione dello schemetto che trovate sotto in Jpeg.
Buon Lavoro!
Questa è l'installazione del mio client WiFi per l'uso domestico. E' costituito da un D-Link DWL 900 AP+ rev.B all'esterno, un Linksys WRT54-G con una distribuzione DD-WRT all'interno con funzione di router ed un pò di metri di cavo UTP
Il D-Link è stato modificato sostituendo il connettore SMA-RP con uno normale e dotandolo di PoE. Per il resto è del tutto standard. Mi sono costruito una double biquad (della quale sono rimasto molto soddisfatto) e ho infilato tutto in un contenitore stagno, dotandolo di due cravatte per l'attacco a palo e di un passante stagno per il cavo di rete-alimentazione. Il risultato è questo:
All'interno ho posizionato il Linksys, l'iniettore PoE e l'alimentatore (3A switching), sfruttando il fatto che sia il Linksys che il D-Link possono essere alimentati a 12 V. L'iniettore è stato ricavato modificando un connettore di prolunga per reti 10/100, disconnettendo i pin di alimentazione da una delle due prese e collegandovi un jack. Semplice, no?
In sicurezza ho avvolto i cavi di alimentazione su due toroidi.
Il sistema funziona egregiamente (anche ora sto usando quello) e senza instabilità. L'ultimo controllo mi ha dato un uptime di oltre 50 giorni!
Il D-Link è stato modificato sostituendo il connettore SMA-RP con uno normale e dotandolo di PoE. Per il resto è del tutto standard. Mi sono costruito una double biquad (della quale sono rimasto molto soddisfatto) e ho infilato tutto in un contenitore stagno, dotandolo di due cravatte per l'attacco a palo e di un passante stagno per il cavo di rete-alimentazione. Il risultato è questo:
All'interno ho posizionato il Linksys, l'iniettore PoE e l'alimentatore (3A switching), sfruttando il fatto che sia il Linksys che il D-Link possono essere alimentati a 12 V. L'iniettore è stato ricavato modificando un connettore di prolunga per reti 10/100, disconnettendo i pin di alimentazione da una delle due prese e collegandovi un jack. Semplice, no?
In sicurezza ho avvolto i cavi di alimentazione su due toroidi.
Il sistema funziona egregiamente (anche ora sto usando quello) e senza instabilità. L'ultimo controllo mi ha dato un uptime di oltre 50 giorni!