\\ Home Page : Storico : WiFi (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Qualche tempo fà avevo postato qui una breve descrizione del mio client domestico. Oggi invece descrivo quello che c'è dall'altra parte della tratta radio.
La distanza che separa i due punti è relativamente modesta (circa 1400 metri in linea d'aria) e le antenne sono in vista, per cui non sono richiesti grandi sistemi di antenna.
Tanto per assicurare un pò di margine nelle giornate piovose e per evitare di sporcare ulteriormente l'etere con emissioni indesiderate, ho preferito utilizzare una parabola da 18dB con riflettore in griglia metallica. Si tratta di un tipo molto comune, facilissimamente reperibile presso le fiere dell'elettronica sparse per l'Italia.
Anche l'access point è un classico: si tratta del solito DWL-900 AP+ della D-Link, revisione C, modificato per accettare tensioni oltre i 5V e privato dello switch diversity. La revisione del firmware è ovviamente l'ultima disponibile. Trattandosi di una rev.C, non l'ho dotato di PoE integrato, ma ho preferito utilizzare degli iniettori esterni, acquistabili qui. Rispetto al client, qui l'autocostruzione è ridotta al mimimo, causa pigrizia e mancanza di tempo.
Il tubo di supporto è dotato di una pesante base fatta con una piastra di acciaio ed è semplicemente appoggiata sulla copertura. E' stata poi ricoperta dalla ghiaia in modo da proteggerla e da aumentarne la stabilità. Le dimensioni sono state scelte le minori possibili, in modo da ridurre l'impatto visivo e i problemi di trasporto.
Il cavo UTP è stato passato attraverso i condotti di aerazione fino a raggiungere l'hub di rete posto due piani più in basso, poi è stato inserito in una guaina da esterni che è stata ricoperta, come la base del tubo, con la ghiaia. In questo modo tutto l'insieme è discreto e ben protetto. Tutte le connessioni sono sigillate con passanti stagni o con nastro autovulcanizzante.
Il sistema è alle intemperie da una quindicina di giorni senza mostrare problemi. Ovviamente bisognerà aspettare ancora un pò di tempo per essere sicuri che non ci siano infiltrazioni o che non soffra per le temperature nei giorni di bel tempo. Gli AP sono stati configurati come wireless bridge e protetti con chiavi WEP a 128 bit (da cambiare con una certa frequenza). Al momento il sistema funziona senza problemi e con grande stabilità...anche ora lo sto usando per fare l'upload di questo post.
PS: voglio ringraziare Paolo IK0PCJ per avermi regalato (senza alcun mio merito) il DWL-900 AP+ e per avermi prestato gli iniettori PoE. Voglio ringraziare anche Andrea per l'impagabile aiuto che mi ha dato nelle fasi di montaggio del sistema e per le foto.
La distanza che separa i due punti è relativamente modesta (circa 1400 metri in linea d'aria) e le antenne sono in vista, per cui non sono richiesti grandi sistemi di antenna.
Tanto per assicurare un pò di margine nelle giornate piovose e per evitare di sporcare ulteriormente l'etere con emissioni indesiderate, ho preferito utilizzare una parabola da 18dB con riflettore in griglia metallica. Si tratta di un tipo molto comune, facilissimamente reperibile presso le fiere dell'elettronica sparse per l'Italia.
Anche l'access point è un classico: si tratta del solito DWL-900 AP+ della D-Link, revisione C, modificato per accettare tensioni oltre i 5V e privato dello switch diversity. La revisione del firmware è ovviamente l'ultima disponibile. Trattandosi di una rev.C, non l'ho dotato di PoE integrato, ma ho preferito utilizzare degli iniettori esterni, acquistabili qui. Rispetto al client, qui l'autocostruzione è ridotta al mimimo, causa pigrizia e mancanza di tempo.
Il tubo di supporto è dotato di una pesante base fatta con una piastra di acciaio ed è semplicemente appoggiata sulla copertura. E' stata poi ricoperta dalla ghiaia in modo da proteggerla e da aumentarne la stabilità. Le dimensioni sono state scelte le minori possibili, in modo da ridurre l'impatto visivo e i problemi di trasporto.
Il cavo UTP è stato passato attraverso i condotti di aerazione fino a raggiungere l'hub di rete posto due piani più in basso, poi è stato inserito in una guaina da esterni che è stata ricoperta, come la base del tubo, con la ghiaia. In questo modo tutto l'insieme è discreto e ben protetto. Tutte le connessioni sono sigillate con passanti stagni o con nastro autovulcanizzante.
Il sistema è alle intemperie da una quindicina di giorni senza mostrare problemi. Ovviamente bisognerà aspettare ancora un pò di tempo per essere sicuri che non ci siano infiltrazioni o che non soffra per le temperature nei giorni di bel tempo. Gli AP sono stati configurati come wireless bridge e protetti con chiavi WEP a 128 bit (da cambiare con una certa frequenza). Al momento il sistema funziona senza problemi e con grande stabilità...anche ora lo sto usando per fare l'upload di questo post.
PS: voglio ringraziare Paolo IK0PCJ per avermi regalato (senza alcun mio merito) il DWL-900 AP+ e per avermi prestato gli iniettori PoE. Voglio ringraziare anche Andrea per l'impagabile aiuto che mi ha dato nelle fasi di montaggio del sistema e per le foto.
Chi si è cimentato nella realizzazione delle biquad e ancora di più delle double biquad (per non parlare delle amos) si sarà accorto che una delle cose più critiche (si fa per dire ) è piegare il radiatore con le misure e gli angoli giusti.
Personalmente io procedo così: Mi disegno su un foglio di carta, scala 1:1, lo sviluppo del radiatore. In parole povere tiro una riga lunga 244 mm con dei segnetti ogni 30.5 mm. Poi preparo il filo di rame argentato spianandolo ben bene tra due tavole di legno e lo taglio, posandolo sopra il disegno, a misura esatta.
Segno poi con un pennarellino indelebile a punta fine i vari punti di piegatura e inizio a piegare partendo dal segno centrale. Le prime volte usavo due pinze a becco piatto, ma non ero soddisfatto del risultato. L'angolo (90°) non era preciso, raramente riuscivo a piegare esattamente sul segno etc.
Allora mi sono costruito questa piegatrice manuale di bassissimo rango. E' semplicemente una stringitubi a con le ganasce regolabili (del tipo "cinese") sulla quale ho incollato (!) con colla a caldo per metalli due blocchetti di alluminio di dimensioni circa 15 x 15 x 15 mm opportunamente limati in modo da creare uno svaso o un risalto a perfetto angolo retto.
Sembra chissà che, ma questo è l'oggetto (veramente brutto!)
Di lato:
Di fronte:
E pure di tre quarti!
A questo punto si mette il filo di rame tra le ganasce, facendo coincidere il segno a pennarello con la punta del blocchetto, si stringe e... fatta la piegatura!
La qualità delle foto è pessima, ma le ho fatte col telefonino (che dovrebbe servire, per definizione, a telefonare e non a fare foto!). In compenso mi ha permesso di fare un minivideo dell'operazione: eccolo qua!
Buone biquad!
Personalmente io procedo così: Mi disegno su un foglio di carta, scala 1:1, lo sviluppo del radiatore. In parole povere tiro una riga lunga 244 mm con dei segnetti ogni 30.5 mm. Poi preparo il filo di rame argentato spianandolo ben bene tra due tavole di legno e lo taglio, posandolo sopra il disegno, a misura esatta.
Segno poi con un pennarellino indelebile a punta fine i vari punti di piegatura e inizio a piegare partendo dal segno centrale. Le prime volte usavo due pinze a becco piatto, ma non ero soddisfatto del risultato. L'angolo (90°) non era preciso, raramente riuscivo a piegare esattamente sul segno etc.
Allora mi sono costruito questa piegatrice manuale di bassissimo rango. E' semplicemente una stringitubi a con le ganasce regolabili (del tipo "cinese") sulla quale ho incollato (!) con colla a caldo per metalli due blocchetti di alluminio di dimensioni circa 15 x 15 x 15 mm opportunamente limati in modo da creare uno svaso o un risalto a perfetto angolo retto.
Sembra chissà che, ma questo è l'oggetto (veramente brutto!)
Di lato:
Di fronte:
E pure di tre quarti!
A questo punto si mette il filo di rame tra le ganasce, facendo coincidere il segno a pennarello con la punta del blocchetto, si stringe e... fatta la piegatura!
La qualità delle foto è pessima, ma le ho fatte col telefonino (che dovrebbe servire, per definizione, a telefonare e non a fare foto!). In compenso mi ha permesso di fare un minivideo dell'operazione: eccolo qua!
Buone biquad!
L'ASUS WL-330g è un minuscolo access point dotato di funzionalità client. La sua principale particolarità è quella di avere dimensioni (8.5 x 6 x 1.8 cm) e peso molto contenuti e di essere fornito di una piccola borsetta per il trasporto completa di una serie di accessori.
Nasce come client per notebook privi di sistema WiFi integrato (ne esistono ancora?) o come access point "d'emergenza".
Personalemente l'ho trovato interessante perchè è possibile dotarlo con molta facilità di antenna esterna e permette la realizzazione di client , AP o link punto-punto in modalità AD-HOC da esterni di dimensioni molto ridotte. Non è un oggetto nato per questo scopo specifico, quindi non ha tutte le caratteristiche tipiche di prodotti pensati allo scopo (vedi ad esempio le Ubiquity Litestation 2 o 5) che hanno la possibilità di PoE, il connettore d'antenna già integrato, un firmware specifico, range di temperature operative maggiore e potenza elevata. Questo oggettino può essere un valido sostituto al solito D-Link 900 o simili quando le dimensioni siano un fattore critico di scelta.
Va detto anche che come AP va molto bene: è sensibile, stabile e privo di difetti particolari. Si configura via web o tramite un apposito programma fornito su CD ed il passaggio tra la modalità AP e client avviene tramite uno switch posto sul retro. Non la faccio lunga sulle caratteristiche e sulle modalità di uso e configurazione in quanto tutto quello che si deve sapere è disponibile sul sito ufficiale italiano della ASUS.
Questa è la bustina che contiene tutto il materiale:
e questo è quello che c'è dentro (taglierino a parte! ):
Una volta aperto, quello che si trova all'interno è questo:
L'apparecchio è dotato di due antenne di tipo "J-pole" poste in modo diametralmente opposto sullo chassis plastico superiore. Esse sono connesse al pcb mediante due semplici contatti a pressione (si notano sullo sfondo in alto a sinistra nella foto) che toccano sullo stampato nelle zone vicino alla scritta ASUS (alto dx) e vicino al pulsante di reset (basso sx).
Come si può vedere, ci sono tre possibilità di connessione di una antenna esterna: se ci si procura un codino intestato con un connettore adeguato (che io non ho) ci si può collegare direttamente al test point indicato come
RS1, altrimenti si può saldare un cavo coassiale di basso diametro (RG174 o simili) alle piazzole per le antenne esistenti. E' preferibile usare quelle relative all'antenna principale (ANT1) poste vicine al logo ASUS (vedi sotto), ponendo attenzione a saldare il centrale dove è indicato "Feed" e la calza dove è indicato "GND".
Come sempre bisogna usare un saldatore con uno stilo piccolo e collegato a terra e fare saldature piccole e pulite. Per dare maggiore stabilità all'insieme è consigliabile grattare un pò della vernice protettiva vicino alla piazzola di massa per avere una maggiore superficie saldabile.
Il cavo potrà essere intestato con un connettore SMA o N e dovrà essere fissato meccanicamente in modo stabile per evitare stress al circuito stampato.
Una ultima nota: per chi lo volesse acquistare, io l'ho preso da essedi-shop, ma al momento non è più in listino. L'ho visto su ebay nuovo a circa 50 euro.
Nasce come client per notebook privi di sistema WiFi integrato (ne esistono ancora?) o come access point "d'emergenza".
Personalemente l'ho trovato interessante perchè è possibile dotarlo con molta facilità di antenna esterna e permette la realizzazione di client , AP o link punto-punto in modalità AD-HOC da esterni di dimensioni molto ridotte. Non è un oggetto nato per questo scopo specifico, quindi non ha tutte le caratteristiche tipiche di prodotti pensati allo scopo (vedi ad esempio le Ubiquity Litestation 2 o 5) che hanno la possibilità di PoE, il connettore d'antenna già integrato, un firmware specifico, range di temperature operative maggiore e potenza elevata. Questo oggettino può essere un valido sostituto al solito D-Link 900 o simili quando le dimensioni siano un fattore critico di scelta.
Va detto anche che come AP va molto bene: è sensibile, stabile e privo di difetti particolari. Si configura via web o tramite un apposito programma fornito su CD ed il passaggio tra la modalità AP e client avviene tramite uno switch posto sul retro. Non la faccio lunga sulle caratteristiche e sulle modalità di uso e configurazione in quanto tutto quello che si deve sapere è disponibile sul sito ufficiale italiano della ASUS.
Questa è la bustina che contiene tutto il materiale:
e questo è quello che c'è dentro (taglierino a parte! ):
Una volta aperto, quello che si trova all'interno è questo:
L'apparecchio è dotato di due antenne di tipo "J-pole" poste in modo diametralmente opposto sullo chassis plastico superiore. Esse sono connesse al pcb mediante due semplici contatti a pressione (si notano sullo sfondo in alto a sinistra nella foto) che toccano sullo stampato nelle zone vicino alla scritta ASUS (alto dx) e vicino al pulsante di reset (basso sx).
Come si può vedere, ci sono tre possibilità di connessione di una antenna esterna: se ci si procura un codino intestato con un connettore adeguato (che io non ho) ci si può collegare direttamente al test point indicato come
RS1, altrimenti si può saldare un cavo coassiale di basso diametro (RG174 o simili) alle piazzole per le antenne esistenti. E' preferibile usare quelle relative all'antenna principale (ANT1) poste vicine al logo ASUS (vedi sotto), ponendo attenzione a saldare il centrale dove è indicato "Feed" e la calza dove è indicato "GND".
Come sempre bisogna usare un saldatore con uno stilo piccolo e collegato a terra e fare saldature piccole e pulite. Per dare maggiore stabilità all'insieme è consigliabile grattare un pò della vernice protettiva vicino alla piazzola di massa per avere una maggiore superficie saldabile.
Il cavo potrà essere intestato con un connettore SMA o N e dovrà essere fissato meccanicamente in modo stabile per evitare stress al circuito stampato.
Una ultima nota: per chi lo volesse acquistare, io l'ho preso da essedi-shop, ma al momento non è più in listino. L'ho visto su ebay nuovo a circa 50 euro.
Anche questa volta scopro l'acqua calda.
L'argomento, come si palesa nel titolo, sono le antenne della classe Xquad, intendendo con esse tutte quelle derivate dalla biquad di Trevor Marshall. Questo è un esempio di biquad:
Da questa sono uscite varianti su varianti. La più importante e famosa è la Double Biquad, ovvero una doppia doppia quad. Con qusta antenna ho realizzato il client del post sotto.
La particolarità di questa classe di antenne è la loro facilità di realizzazione, la loro tolleranza all'errore di costruzione e l'ottimo comportamento.
Si riescono ad avere una decina di dB (dipende dalla precisione con cui si costruisce) con un'oretta di lavoro, un pò di filo di rame (argentato, nel mio caso) e una piastrina di vetronite.
Di biquad ne ho costruite diverse versioni, che differiscono sostanzialmente per la modalità di alimentazione del radiatore. Su internet viene consigliato spesso l'uso di un bazooka, ovvero un tratto di tubo di lunghezza pari ad un quarto di lunghezza d'onda posto sul retro del riflettore, all'interno del quale far scorrere il coassiale che alimenta l'antenna.
La mia personale versione è realizzata con un tubetto di ottone 4x0.5 mm, saldato direttamente alla piastrina, all'interno del quale viene fatto scorrere il coassiale RG174 del codino. La calza del cavo, in prossimità dell'antenna, viene saldata al tubo stesso, mentre il centrale va direttamente ad un polo dell'antenna. L'altro polo viene saldato al tubo. Il cavo viene poi reso stabile con un pezzetto di guaina termorestringente e il tubo sigillato con un goccetto di colla a caldo. Cosi:
La seconda versione, molto più semplice, viene realizzata con una sorta di piattina in aria. L'idea l'ho trovata su un numero di RadioKit Elettronica in un articolo di Paolo Pitacco IW3QBN. La spaziatura tra i due conduttori della linea (realizzata con filo di rame da 2 mm) deve essere di circa 3 mm per mantenere l'impedenza della stessa a 50 ohm. Un conduttore della linea va al centrale del connettore fissato sul riflettore, l'altro va a massa. Dall'altro capo i due conduttori sono saldati al radiatore. Così:
In tutti i casi il consiglio è di usare connettori e cavi con dielettrico in teflon per semplificare le operazioni di saldatura.
Ho fatto prove comparative tra le due antenne (con bazooka e con linea a piattina) e non ho riscontrato differenza di comportamento. Personalmente consiglio la seconda soluzione, che è pratica e semplice da realizzare.
Alcuni dati dimensionali:
DOUBLE BIQUAD
Non avendo trovato in rete (forse non sono così bravo con google...) un progetto completo di quote per una DBQ, ho deciso di modellarmela da solo usando 4nec2 (attività divertente ed istruttiva e tra l'altro abbastanza vicina a quanto faccio quasi ogni giorno per guadagnarmi il pane...) ottenendo un paio di configurazioni interessanti. Io ho adottato questa in quanto a fronte di un guadagno leggermente inferiore all'altra (della quale ho abbandonato lo sviluppo), ha dimensioni minori e banda passante maggiore. Rispetto alla biquad questa guadagna almeno un paio di dB in più (sia sulla carta che nella realtà) ed è costruibile con estrema facilità (vedi esempi sopra e sotto). Qui potete trovare il PDF a piena risoluzione dello schemetto che trovate sotto in Jpeg.
Buon Lavoro!
L'argomento, come si palesa nel titolo, sono le antenne della classe Xquad, intendendo con esse tutte quelle derivate dalla biquad di Trevor Marshall. Questo è un esempio di biquad:
Da questa sono uscite varianti su varianti. La più importante e famosa è la Double Biquad, ovvero una doppia doppia quad. Con qusta antenna ho realizzato il client del post sotto.
La particolarità di questa classe di antenne è la loro facilità di realizzazione, la loro tolleranza all'errore di costruzione e l'ottimo comportamento.
Si riescono ad avere una decina di dB (dipende dalla precisione con cui si costruisce) con un'oretta di lavoro, un pò di filo di rame (argentato, nel mio caso) e una piastrina di vetronite.
Di biquad ne ho costruite diverse versioni, che differiscono sostanzialmente per la modalità di alimentazione del radiatore. Su internet viene consigliato spesso l'uso di un bazooka, ovvero un tratto di tubo di lunghezza pari ad un quarto di lunghezza d'onda posto sul retro del riflettore, all'interno del quale far scorrere il coassiale che alimenta l'antenna.
La mia personale versione è realizzata con un tubetto di ottone 4x0.5 mm, saldato direttamente alla piastrina, all'interno del quale viene fatto scorrere il coassiale RG174 del codino. La calza del cavo, in prossimità dell'antenna, viene saldata al tubo stesso, mentre il centrale va direttamente ad un polo dell'antenna. L'altro polo viene saldato al tubo. Il cavo viene poi reso stabile con un pezzetto di guaina termorestringente e il tubo sigillato con un goccetto di colla a caldo. Cosi:
La seconda versione, molto più semplice, viene realizzata con una sorta di piattina in aria. L'idea l'ho trovata su un numero di RadioKit Elettronica in un articolo di Paolo Pitacco IW3QBN. La spaziatura tra i due conduttori della linea (realizzata con filo di rame da 2 mm) deve essere di circa 3 mm per mantenere l'impedenza della stessa a 50 ohm. Un conduttore della linea va al centrale del connettore fissato sul riflettore, l'altro va a massa. Dall'altro capo i due conduttori sono saldati al radiatore. Così:
In tutti i casi il consiglio è di usare connettori e cavi con dielettrico in teflon per semplificare le operazioni di saldatura.
Ho fatto prove comparative tra le due antenne (con bazooka e con linea a piattina) e non ho riscontrato differenza di comportamento. Personalmente consiglio la seconda soluzione, che è pratica e semplice da realizzare.
Alcuni dati dimensionali:
- Riflettore in vetronite sp.1,6 mm B x L = 123 x 123 mm;
- Lato del radiatore della biquad = 30,7 mm (considerate 31 mm, ovviamente)
- Distanza dal radiatore al riflettore = 16 mm (non è critico, ma fa variare lobo e impedenza)
DOUBLE BIQUAD
Non avendo trovato in rete (forse non sono così bravo con google...) un progetto completo di quote per una DBQ, ho deciso di modellarmela da solo usando 4nec2 (attività divertente ed istruttiva e tra l'altro abbastanza vicina a quanto faccio quasi ogni giorno per guadagnarmi il pane...) ottenendo un paio di configurazioni interessanti. Io ho adottato questa in quanto a fronte di un guadagno leggermente inferiore all'altra (della quale ho abbandonato lo sviluppo), ha dimensioni minori e banda passante maggiore. Rispetto alla biquad questa guadagna almeno un paio di dB in più (sia sulla carta che nella realtà) ed è costruibile con estrema facilità (vedi esempi sopra e sotto). Qui potete trovare il PDF a piena risoluzione dello schemetto che trovate sotto in Jpeg.
Buon Lavoro!
Questa è l'installazione del mio client WiFi per l'uso domestico. E' costituito da un D-Link DWL 900 AP+ rev.B all'esterno, un Linksys WRT54-G con una distribuzione DD-WRT all'interno con funzione di router ed un pò di metri di cavo UTP
Il D-Link è stato modificato sostituendo il connettore SMA-RP con uno normale e dotandolo di PoE. Per il resto è del tutto standard. Mi sono costruito una double biquad (della quale sono rimasto molto soddisfatto) e ho infilato tutto in un contenitore stagno, dotandolo di due cravatte per l'attacco a palo e di un passante stagno per il cavo di rete-alimentazione. Il risultato è questo:
All'interno ho posizionato il Linksys, l'iniettore PoE e l'alimentatore (3A switching), sfruttando il fatto che sia il Linksys che il D-Link possono essere alimentati a 12 V. L'iniettore è stato ricavato modificando un connettore di prolunga per reti 10/100, disconnettendo i pin di alimentazione da una delle due prese e collegandovi un jack. Semplice, no?
In sicurezza ho avvolto i cavi di alimentazione su due toroidi.
Il sistema funziona egregiamente (anche ora sto usando quello) e senza instabilità. L'ultimo controllo mi ha dato un uptime di oltre 50 giorni!
Il D-Link è stato modificato sostituendo il connettore SMA-RP con uno normale e dotandolo di PoE. Per il resto è del tutto standard. Mi sono costruito una double biquad (della quale sono rimasto molto soddisfatto) e ho infilato tutto in un contenitore stagno, dotandolo di due cravatte per l'attacco a palo e di un passante stagno per il cavo di rete-alimentazione. Il risultato è questo:
All'interno ho posizionato il Linksys, l'iniettore PoE e l'alimentatore (3A switching), sfruttando il fatto che sia il Linksys che il D-Link possono essere alimentati a 12 V. L'iniettore è stato ricavato modificando un connettore di prolunga per reti 10/100, disconnettendo i pin di alimentazione da una delle due prese e collegandovi un jack. Semplice, no?
In sicurezza ho avvolto i cavi di alimentazione su due toroidi.
Il sistema funziona egregiamente (anche ora sto usando quello) e senza instabilità. L'ultimo controllo mi ha dato un uptime di oltre 50 giorni!
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