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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Chi si è cimentato nella realizzazione delle biquad e ancora di più delle double biquad (per non parlare delle amos) si sarà accorto che una delle cose più critiche (si fa per dire ) è piegare il radiatore con le misure e gli angoli giusti.
Personalmente io procedo così: Mi disegno su un foglio di carta, scala 1:1, lo sviluppo del radiatore. In parole povere tiro una riga lunga 244 mm con dei segnetti ogni 30.5 mm. Poi preparo il filo di rame argentato spianandolo ben bene tra due tavole di legno e lo taglio, posandolo sopra il disegno, a misura esatta.
Segno poi con un pennarellino indelebile a punta fine i vari punti di piegatura e inizio a piegare partendo dal segno centrale. Le prime volte usavo due pinze a becco piatto, ma non ero soddisfatto del risultato. L'angolo (90°) non era preciso, raramente riuscivo a piegare esattamente sul segno etc.
Allora mi sono costruito questa piegatrice manuale di bassissimo rango. E' semplicemente una stringitubi a con le ganasce regolabili (del tipo "cinese") sulla quale ho incollato (!) con colla a caldo per metalli due blocchetti di alluminio di dimensioni circa 15 x 15 x 15 mm opportunamente limati in modo da creare uno svaso o un risalto a perfetto angolo retto.
Sembra chissà che, ma questo è l'oggetto (veramente brutto!)
Di lato:
Di fronte:
E pure di tre quarti!
A questo punto si mette il filo di rame tra le ganasce, facendo coincidere il segno a pennarello con la punta del blocchetto, si stringe e... fatta la piegatura!
La qualità delle foto è pessima, ma le ho fatte col telefonino (che dovrebbe servire, per definizione, a telefonare e non a fare foto!). In compenso mi ha permesso di fare un minivideo dell'operazione: eccolo qua!
Buone biquad!
Personalmente io procedo così: Mi disegno su un foglio di carta, scala 1:1, lo sviluppo del radiatore. In parole povere tiro una riga lunga 244 mm con dei segnetti ogni 30.5 mm. Poi preparo il filo di rame argentato spianandolo ben bene tra due tavole di legno e lo taglio, posandolo sopra il disegno, a misura esatta.
Segno poi con un pennarellino indelebile a punta fine i vari punti di piegatura e inizio a piegare partendo dal segno centrale. Le prime volte usavo due pinze a becco piatto, ma non ero soddisfatto del risultato. L'angolo (90°) non era preciso, raramente riuscivo a piegare esattamente sul segno etc.
Allora mi sono costruito questa piegatrice manuale di bassissimo rango. E' semplicemente una stringitubi a con le ganasce regolabili (del tipo "cinese") sulla quale ho incollato (!) con colla a caldo per metalli due blocchetti di alluminio di dimensioni circa 15 x 15 x 15 mm opportunamente limati in modo da creare uno svaso o un risalto a perfetto angolo retto.
Sembra chissà che, ma questo è l'oggetto (veramente brutto!)
Di lato:
Di fronte:
E pure di tre quarti!
A questo punto si mette il filo di rame tra le ganasce, facendo coincidere il segno a pennarello con la punta del blocchetto, si stringe e... fatta la piegatura!
La qualità delle foto è pessima, ma le ho fatte col telefonino (che dovrebbe servire, per definizione, a telefonare e non a fare foto!). In compenso mi ha permesso di fare un minivideo dell'operazione: eccolo qua!
Buone biquad!
Qualche tempo fà avevo postato qui una breve descrizione del mio client domestico. Oggi invece descrivo quello che c'è dall'altra parte della tratta radio.
La distanza che separa i due punti è relativamente modesta (circa 1400 metri in linea d'aria) e le antenne sono in vista, per cui non sono richiesti grandi sistemi di antenna.
Tanto per assicurare un pò di margine nelle giornate piovose e per evitare di sporcare ulteriormente l'etere con emissioni indesiderate, ho preferito utilizzare una parabola da 18dB con riflettore in griglia metallica. Si tratta di un tipo molto comune, facilissimamente reperibile presso le fiere dell'elettronica sparse per l'Italia.
Anche l'access point è un classico: si tratta del solito DWL-900 AP+ della D-Link, revisione C, modificato per accettare tensioni oltre i 5V e privato dello switch diversity. La revisione del firmware è ovviamente l'ultima disponibile. Trattandosi di una rev.C, non l'ho dotato di PoE integrato, ma ho preferito utilizzare degli iniettori esterni, acquistabili qui. Rispetto al client, qui l'autocostruzione è ridotta al mimimo, causa pigrizia e mancanza di tempo.
Il tubo di supporto è dotato di una pesante base fatta con una piastra di acciaio ed è semplicemente appoggiata sulla copertura. E' stata poi ricoperta dalla ghiaia in modo da proteggerla e da aumentarne la stabilità. Le dimensioni sono state scelte le minori possibili, in modo da ridurre l'impatto visivo e i problemi di trasporto.
Il cavo UTP è stato passato attraverso i condotti di aerazione fino a raggiungere l'hub di rete posto due piani più in basso, poi è stato inserito in una guaina da esterni che è stata ricoperta, come la base del tubo, con la ghiaia. In questo modo tutto l'insieme è discreto e ben protetto. Tutte le connessioni sono sigillate con passanti stagni o con nastro autovulcanizzante.
Il sistema è alle intemperie da una quindicina di giorni senza mostrare problemi. Ovviamente bisognerà aspettare ancora un pò di tempo per essere sicuri che non ci siano infiltrazioni o che non soffra per le temperature nei giorni di bel tempo. Gli AP sono stati configurati come wireless bridge e protetti con chiavi WEP a 128 bit (da cambiare con una certa frequenza). Al momento il sistema funziona senza problemi e con grande stabilità...anche ora lo sto usando per fare l'upload di questo post.
PS: voglio ringraziare Paolo IK0PCJ per avermi regalato (senza alcun mio merito) il DWL-900 AP+ e per avermi prestato gli iniettori PoE. Voglio ringraziare anche Andrea per l'impagabile aiuto che mi ha dato nelle fasi di montaggio del sistema e per le foto.
La distanza che separa i due punti è relativamente modesta (circa 1400 metri in linea d'aria) e le antenne sono in vista, per cui non sono richiesti grandi sistemi di antenna.
Tanto per assicurare un pò di margine nelle giornate piovose e per evitare di sporcare ulteriormente l'etere con emissioni indesiderate, ho preferito utilizzare una parabola da 18dB con riflettore in griglia metallica. Si tratta di un tipo molto comune, facilissimamente reperibile presso le fiere dell'elettronica sparse per l'Italia.
Anche l'access point è un classico: si tratta del solito DWL-900 AP+ della D-Link, revisione C, modificato per accettare tensioni oltre i 5V e privato dello switch diversity. La revisione del firmware è ovviamente l'ultima disponibile. Trattandosi di una rev.C, non l'ho dotato di PoE integrato, ma ho preferito utilizzare degli iniettori esterni, acquistabili qui. Rispetto al client, qui l'autocostruzione è ridotta al mimimo, causa pigrizia e mancanza di tempo.
Il tubo di supporto è dotato di una pesante base fatta con una piastra di acciaio ed è semplicemente appoggiata sulla copertura. E' stata poi ricoperta dalla ghiaia in modo da proteggerla e da aumentarne la stabilità. Le dimensioni sono state scelte le minori possibili, in modo da ridurre l'impatto visivo e i problemi di trasporto.
Il cavo UTP è stato passato attraverso i condotti di aerazione fino a raggiungere l'hub di rete posto due piani più in basso, poi è stato inserito in una guaina da esterni che è stata ricoperta, come la base del tubo, con la ghiaia. In questo modo tutto l'insieme è discreto e ben protetto. Tutte le connessioni sono sigillate con passanti stagni o con nastro autovulcanizzante.
Il sistema è alle intemperie da una quindicina di giorni senza mostrare problemi. Ovviamente bisognerà aspettare ancora un pò di tempo per essere sicuri che non ci siano infiltrazioni o che non soffra per le temperature nei giorni di bel tempo. Gli AP sono stati configurati come wireless bridge e protetti con chiavi WEP a 128 bit (da cambiare con una certa frequenza). Al momento il sistema funziona senza problemi e con grande stabilità...anche ora lo sto usando per fare l'upload di questo post.
PS: voglio ringraziare Paolo IK0PCJ per avermi regalato (senza alcun mio merito) il DWL-900 AP+ e per avermi prestato gli iniettori PoE. Voglio ringraziare anche Andrea per l'impagabile aiuto che mi ha dato nelle fasi di montaggio del sistema e per le foto.
Di iz0hcd (del 25/09/2007 @ 13:39:26, in Informatica, linkato 1967 volte)
Intanto devo dire che mi sono stupito: sono svariati mesi che non scrivo più niente.
Questa è la conseguenza diretta di una serie di problemi lavorativi che mi hanno tenuto, per pari tempo, lontano dai miei giochi.
Questo post nasce da uno di questi problemi: qualche tempo fa il disco rigido del mio portatile (quello che uso per lavoro) mi ha piantato in asso! Martellate e altre tecniche poco ortodosse mi hanno permesso di recuperare gran parte del mio lavoro, ma la strizza è stata tanta! E poi mi sono reso conto che, per quanto si facciano backups su CD delle cartelle importanti, ci si scorda sempre di qualcosa. Personalmente mi sono perso circa un migliaio di e-mail di lavoro (soprattutto inviate) sulle quali facevo affidamento per determinare tempistiche di consegna etc. Da allora ho deciso di dotarmi di un sistema di backup un po' più sistematico ed efficente (perlomeno per le mie necessità).
La prima operazione è stata quella di dotarmi di una macchina server su cui appoggiare tutti i dati in modo da sapere che qualunque cosa avessi cercato, dentro "quella" directory doveva stare. Con 250 euro mi son fatto un semplice pc con due HD e ho iniziato a studiarmi che S.O. adottare. Scartato a piè pari windows nelle sue varie forme, ho iniziato a giuggiolarmi con Linux. La prima installazione è stata di Ubuntu (prima desktop, poi server) e devo dire che è stata un'ottima esperienza. Facilmente gestibile e configurabile(per la maggior parte delle cose) senza l'ansia da prompt. Molto si può fare tramite mouse e interfaccia grafica e questo rende la transizione win->linux meno traumatica. Poi, mano a mano che l'appetito cresce e si vogliono fare cose più complesse, si fa qualche passetto dentro la shell e ci si sprova con script e riga di comando. Va detto che esiste una quantità di documentazione sterminata su qualunque argomento e nei forum ci si imbatte senza difficoltà in persone che hanno avuto i nostri stessi problemi e che li hanno risolti (da soli o con aiuto di -disponibilissimi- altri).
Dopo qualche mese di Ubuntu (ultima distro installata la 7.04), ho avuto modo di conoscere la SME (nota anche come e-smith). Si tratta di una distribuzione concepita per un uso come server e gateway WAN-LAN. Non ha un'interfaccia grafica (del tipo X), ma è totalmente gestibile tramite una potente e gradevole interfaccia web. Si installa in un attimo senza alcun problema (l'ho provata su due macchine - meglio stare tranquilli - ) ed è facilmente configurabile. Gestisce una quantità completa di servizi senza prendersi un mal di testa epocale per configurarli. Una delle cose più simpatiche è la disponibilità di pacchetti aggiuntivi che aumentano le possibilità offerte dalla distribuzione e che possono essere configurate e gestite tramite il solito pannello di controllo via web. Vengono chiamate contribs e ce ne sono di tantissimi tipologie. Ovviamente è possibile installare qualunque programma che giri su linux ed i binari pensati per Red Hat e CentOS (rpm), come per qualsiasi altra distribuzione.La learning-curve è molto ripida, nel senso che si impara quasi subito a gestire il sistema e a configurarlo. La stabilità è ottima ed il feeling pure. Da consigliare! Nei prossimi post spero di riuscire a raccontare come ho concepito il mio sistema di backup al completo, con le altre parti che lo compongono.
Dopo qualche mese di Ubuntu (ultima distro installata la 7.04), ho avuto modo di conoscere la SME (nota anche come e-smith). Si tratta di una distribuzione concepita per un uso come server e gateway WAN-LAN. Non ha un'interfaccia grafica (del tipo X), ma è totalmente gestibile tramite una potente e gradevole interfaccia web. Si installa in un attimo senza alcun problema (l'ho provata su due macchine - meglio stare tranquilli - ) ed è facilmente configurabile. Gestisce una quantità completa di servizi senza prendersi un mal di testa epocale per configurarli. Una delle cose più simpatiche è la disponibilità di pacchetti aggiuntivi che aumentano le possibilità offerte dalla distribuzione e che possono essere configurate e gestite tramite il solito pannello di controllo via web. Vengono chiamate contribs e ce ne sono di tantissimi tipologie. Ovviamente è possibile installare qualunque programma che giri su linux ed i binari pensati per Red Hat e CentOS (rpm), come per qualsiasi altra distribuzione.La learning-curve è molto ripida, nel senso che si impara quasi subito a gestire il sistema e a configurarlo. La stabilità è ottima ed il feeling pure. Da consigliare! Nei prossimi post spero di riuscire a raccontare come ho concepito il mio sistema di backup al completo, con le altre parti che lo compongono.
Di iz0hcd (del 13/01/2008 @ 15:28:25, in Informatica, linkato 3415 volte)
Dal post precedente avevo iniziato a raccontare qualcosa sul mio sistema di backup. Avevo parlato di SME server e, nel seguito, avrei voluto descrivere anche il resto.
Una parte di questo "resto" è il punto di partenza del post di oggi.
Il sistema RAID di SME server è affidabile, il backup notturno su HD USB pure, ma se l'ufficio prende fuoco, o se entrano i ladri, oppure se un fulmine "frigge" tutto insieme?
Ora se qualcuno mi desse del paranoico avrebbe ragione. Ma se aumentare la sicurezza del sistema significa anche divertirsi un pò ed imparare altrettanto, perchè non farlo?
Ho quindi predisposto un NAS remoto a casa, collegato all'ufficio tramite una subnet (vedi i post relativi al link qui e qui). Il NAS in questione è costitituito da un Linksys NSLU2 (un oggettino devvero eccezionale) e da un disco USB.
L'NSLU2 è collegato alla rete di casa ed esegue ogni notte un backup del disco del server utilizzando un semplice script che sincronizza files e cartelle e poi mi avverte tramite e-mail di ciò che è accaduto. Lo script viene fatto partire ad orari stabiliti come un job di cron.
A questo punto dovrebbe essere abbastanza improbabile subire un incidente in contemporanea a casa ed in ufficio tale da distruggere tutto il sistema e, se ciò accadesse, l'ultimo dei miei problemi sarebbe la perdita dei files!
La parte interessante della cosa è che il s.o. del Linksys è una versione customizzata di linux e che è possibile installare diverse distribuzioni standard (più o meno) al posto di quella originale. Tutto ciò che serve sapere in merito è qui. Personalmente ho installato una distribuzione Debian che è reperibile a questo indirizzo, insieme ad una messe di informazioni e consigli sull'installazione.
A questo punto il nostro scatolotto è qualcosa di più di un semplice NAS, in quanto è in grado di gestire (nei limiti del processore e della memoria) ogni applicativo disponibile per debian e praticamente ogni periferica che si possa collegare ad una porta USB.
Il primo passo è stato collegarci un box Sitecom che permette la conversione tra USB e una serie di altre interfacce: PS/2 per mouse e tastiera, seconda scheda di rete, una parallela, una seriale ed altre tre USB. Il prodotto, che si chiama USB 2.0 LAN Dock costa poco ed è completamente utilizzabile sotto Debian. Tutte le porte vengono riconosciute e gestite correttamente. Siccome l'appetito vien mangiando, ho incominciato a provare ad utilizzare l'NSLU2 in una serie di modi diversi: al momento, oltre che come sistema di backup remoto, funziona come server MySql e http per gestire via web la mia stazione meteo e l'ho dotato di un display LCD per la lettura continua dei parametri di funzionamento.
In un prossimo post magari approfondisco entrambe le questioni. Per il momento...BUON ANNO!
Una parte di questo "resto" è il punto di partenza del post di oggi.
Il sistema RAID di SME server è affidabile, il backup notturno su HD USB pure, ma se l'ufficio prende fuoco, o se entrano i ladri, oppure se un fulmine "frigge" tutto insieme?
Ora se qualcuno mi desse del paranoico avrebbe ragione. Ma se aumentare la sicurezza del sistema significa anche divertirsi un pò ed imparare altrettanto, perchè non farlo?
Ho quindi predisposto un NAS remoto a casa, collegato all'ufficio tramite una subnet (vedi i post relativi al link qui e qui). Il NAS in questione è costitituito da un Linksys NSLU2 (un oggettino devvero eccezionale) e da un disco USB.
L'NSLU2 è collegato alla rete di casa ed esegue ogni notte un backup del disco del server utilizzando un semplice script che sincronizza files e cartelle e poi mi avverte tramite e-mail di ciò che è accaduto. Lo script viene fatto partire ad orari stabiliti come un job di cron.
A questo punto dovrebbe essere abbastanza improbabile subire un incidente in contemporanea a casa ed in ufficio tale da distruggere tutto il sistema e, se ciò accadesse, l'ultimo dei miei problemi sarebbe la perdita dei files!
La parte interessante della cosa è che il s.o. del Linksys è una versione customizzata di linux e che è possibile installare diverse distribuzioni standard (più o meno) al posto di quella originale. Tutto ciò che serve sapere in merito è qui. Personalmente ho installato una distribuzione Debian che è reperibile a questo indirizzo, insieme ad una messe di informazioni e consigli sull'installazione.
A questo punto il nostro scatolotto è qualcosa di più di un semplice NAS, in quanto è in grado di gestire (nei limiti del processore e della memoria) ogni applicativo disponibile per debian e praticamente ogni periferica che si possa collegare ad una porta USB.
Il primo passo è stato collegarci un box Sitecom che permette la conversione tra USB e una serie di altre interfacce: PS/2 per mouse e tastiera, seconda scheda di rete, una parallela, una seriale ed altre tre USB. Il prodotto, che si chiama USB 2.0 LAN Dock costa poco ed è completamente utilizzabile sotto Debian. Tutte le porte vengono riconosciute e gestite correttamente. Siccome l'appetito vien mangiando, ho incominciato a provare ad utilizzare l'NSLU2 in una serie di modi diversi: al momento, oltre che come sistema di backup remoto, funziona come server MySql e http per gestire via web la mia stazione meteo e l'ho dotato di un display LCD per la lettura continua dei parametri di funzionamento.
In un prossimo post magari approfondisco entrambe le questioni. Per il momento...BUON ANNO!
Di iz0hcd (del 20/01/2008 @ 09:35:39, in Autocostruzione, linkato 4040 volte)
Come già detto nel post precedente, ho voluto dotare il piccolo NSLU2 della Linksys di un display lcd che mi permettesse il controllo dello stato del sistema senza dovermi collegare ogni volta tramite console da un PC esterno. Avendo Debian on board, mi sono messo a cercare applicativi che consentissero la cosa già presenti nei repository ufficiali. I due più interessanti mi sono sembrati lcdproc e LCD4LINUX. Ho scelto quest'ultimo perché (a mio personale parere) è meglio documentato, con un maggior numero di funzioni e con un sito web di riferimento più bello!
Tra i dispositivi hardware supportati (ne gestisce una gran quantità, in effetti), uno mi è sembrato particolarmente interessante: si chiama LCD2USB ed è un progetto open source/open hardware ideato da Till Harbaum. La particolarità del progetto è l'ottima ingegnerizzazione d'insieme ed il fatto che implementa un'interfaccia USB completamente software. In questo modo l'elettronica necessaria si riduce al solo microcontrollore (un Atmel AVR) e pochissimi componenti discreti. Nessun chip di conversione protocollo (costoso e di solito di difficile reperibilità nel mercato hobbistico) è necessario. Il progetto gestisce, senza difficoltà, display lcd da 16x1 a 40x4, retroilluminati o meno. Personalmente ho usato un Wintek 20x4 con backlight.
Il pcb prevede lo spazio per connettori di vario genere, compresa l'interfaccia ISP (in system programming) e seriale per il debug. Sono inoltre presenti due pulsanti che però il driver di LCD4LINUX al momento non supporta.
Mi sono fatto mandare per posta dal gentilissimo Till lo stampato (ad un prezzo veramente irrisorio) e, in qualche ora del fine settimana, ho montato, installato e configurato tutto.
Incredibilmente (mi stupisco ogni volta che succede) l'oggetto ha funzionato subito. Una cosa che ho riscontrato è una certa criticità della porta USB da usare sul PC. Per essere più chiari, il problema sono gli zener presenti sul circuito. In funzione della loro velocità, il dispositivo può non funzionare a dovere su tutti i pc. Io ho usato tutto materiale che avevo nei cassetti o da smontaggio, per cui ho riscontrato difficoltà di collegamento usando uno specifico modello di hub USB, mentre collegandomi direttamente al PC o con altri hubs tutto è andato bene.
Questo è il risultato delle mie fatiche:
Il connettore USB è stato recuperato da un box per hard disk rotto ed il quarzo (che dovrebbe stare dall'altro lato secondo il progetto) da una vecchia scheda industriale.
Una dritta: a chi capitasse (come è successo a me) di acquistare ad una fiera dell'elettronica il display Wintek 20x4 retroilluminato, sappia che i piedini 15 e 16 del connettore NON sono collegati ai led dell'illuminazione, per cui l'interfaccia non è in grado di accendere e spegnere il display.
La cosa si risolve semplicissimamente collegando il pin 1 (A) del connettore laterale del display (vedi nella foto sotto i pads vicino alla zona bianca) con il piedino 15 del connettore e il 2 (K) al piedino 16. Si può fare con dei ponticelli di stagno sul pcb del display o con due spezzoni di cavetto. In questo modo anche la retroilluminazione è gestita via software.
Buone autocostruzioni!
Tra i dispositivi hardware supportati (ne gestisce una gran quantità, in effetti), uno mi è sembrato particolarmente interessante: si chiama LCD2USB ed è un progetto open source/open hardware ideato da Till Harbaum. La particolarità del progetto è l'ottima ingegnerizzazione d'insieme ed il fatto che implementa un'interfaccia USB completamente software. In questo modo l'elettronica necessaria si riduce al solo microcontrollore (un Atmel AVR) e pochissimi componenti discreti. Nessun chip di conversione protocollo (costoso e di solito di difficile reperibilità nel mercato hobbistico) è necessario. Il progetto gestisce, senza difficoltà, display lcd da 16x1 a 40x4, retroilluminati o meno. Personalmente ho usato un Wintek 20x4 con backlight.
Il pcb prevede lo spazio per connettori di vario genere, compresa l'interfaccia ISP (in system programming) e seriale per il debug. Sono inoltre presenti due pulsanti che però il driver di LCD4LINUX al momento non supporta.
Mi sono fatto mandare per posta dal gentilissimo Till lo stampato (ad un prezzo veramente irrisorio) e, in qualche ora del fine settimana, ho montato, installato e configurato tutto.
Incredibilmente (mi stupisco ogni volta che succede) l'oggetto ha funzionato subito. Una cosa che ho riscontrato è una certa criticità della porta USB da usare sul PC. Per essere più chiari, il problema sono gli zener presenti sul circuito. In funzione della loro velocità, il dispositivo può non funzionare a dovere su tutti i pc. Io ho usato tutto materiale che avevo nei cassetti o da smontaggio, per cui ho riscontrato difficoltà di collegamento usando uno specifico modello di hub USB, mentre collegandomi direttamente al PC o con altri hubs tutto è andato bene.
Questo è il risultato delle mie fatiche:
Il connettore USB è stato recuperato da un box per hard disk rotto ed il quarzo (che dovrebbe stare dall'altro lato secondo il progetto) da una vecchia scheda industriale.
Una dritta: a chi capitasse (come è successo a me) di acquistare ad una fiera dell'elettronica il display Wintek 20x4 retroilluminato, sappia che i piedini 15 e 16 del connettore NON sono collegati ai led dell'illuminazione, per cui l'interfaccia non è in grado di accendere e spegnere il display.
La cosa si risolve semplicissimamente collegando il pin 1 (A) del connettore laterale del display (vedi nella foto sotto i pads vicino alla zona bianca) con il piedino 15 del connettore e il 2 (K) al piedino 16. Si può fare con dei ponticelli di stagno sul pcb del display o con due spezzoni di cavetto. In questo modo anche la retroilluminazione è gestita via software.
Buone autocostruzioni!
In via del tutto sperimentale, ho aggiunto un pò di pagine con informazioni meteo ricavate dalla mia stazione. Per accedere basta cliccare sul link in testata (meteo) o accedere direttamente al link www.iz0hcd.it/meteo/.
Le varie pagine non sono ancora quelle definitive (vorrei fare un template che ricordi quello del blog, ma come web designer sono piuttosto schiappa!) ed in parte in inglese. L'aggiornamento delle pagine avviene ogni 15 minuti ed alcune grandezze cumulate non sono esatte in conseguenza dei lavori fatti sulla stazione meteo in questi giorni.
Ho previsto anche una paginetta per dispositivi mobili (tipo smartphone e palmari) a questo indirizzo: www.iz0hcd.it/meteo/CC-mobile.htm.
Ovviamente consigli e critiche sono graditissimi!
Cieli sereni a tutti, Marco.
Le varie pagine non sono ancora quelle definitive (vorrei fare un template che ricordi quello del blog, ma come web designer sono piuttosto schiappa!) ed in parte in inglese. L'aggiornamento delle pagine avviene ogni 15 minuti ed alcune grandezze cumulate non sono esatte in conseguenza dei lavori fatti sulla stazione meteo in questi giorni.
Ho previsto anche una paginetta per dispositivi mobili (tipo smartphone e palmari) a questo indirizzo: www.iz0hcd.it/meteo/CC-mobile.htm.
Ovviamente consigli e critiche sono graditissimi!
Cieli sereni a tutti, Marco.
Con l'occasione della preparazione delle pagine meteo, ho approfittato per dare un rinfrescata alla testata del sito.
Niente di eclatatante, direi, anzi forse un tantinello più sobria. Unica nota (per me) interessante è l'immagine del radiometro di Crookes. E' un oggetto che mi ha sempre affascinato tanto che, al momento, ne possiedo ben due (dopo averne distrutti altri due!). C'è dentro quel tanto di fisica e di magia da lasciare incantati. Poi il nome si presta bene per un "radio" blog, mentre per il fatto di permettere la misura della radiazione luminosa, si presta ad essere correlato con gli studi di meteorologia.
Niente di eclatatante, direi, anzi forse un tantinello più sobria. Unica nota (per me) interessante è l'immagine del radiometro di Crookes. E' un oggetto che mi ha sempre affascinato tanto che, al momento, ne possiedo ben due (dopo averne distrutti altri due!). C'è dentro quel tanto di fisica e di magia da lasciare incantati. Poi il nome si presta bene per un "radio" blog, mentre per il fatto di permettere la misura della radiazione luminosa, si presta ad essere correlato con gli studi di meteorologia.
Di iz0hcd (del 18/03/2008 @ 10:10:05, in Informatica, linkato 1839 volte)
Già altre volte ho parlato dei miei backups e di come (da vero paranoico) provvedo a salvare i miei dati su due dischi USB posizionati in due luoghi diversi tutte le notti.
Non essendo utilizzati per altri scopi, questi dischi lavorano al massimo per 10-20 minuti a notte, spesso anche per tempi inferiori. E' uno spreco (sia di energia, sia di vita utile) lasciarli accesi tutto il tempo.
Purtroppo il sistema è completamente automatico e quindi non è pensabile accenderli e spegnerli manualmente ogni notte.
Leggendo in giro, però, ho scoperto che alcuni dischi USB (Belkin NetStorage, Iomega ScreenPlay, Seagate FreeAgent e altri) hanno una funzionalità interessante: lo SpinDown.
Con questo termine si intende la possibilità di spegnere il disco (solo la meccanica, non l'elettronica) dopo un certo tempo di inattività.
La domanda a questo punto e' stata: "Come faccio ad attivare questa funzione sui miei hard disk USB?"
Ovviamente qualche anima pia si era già posto il problema ed aveva messo in rete la soluzione:
utilizzare dei box USB che accettassero comandi SCSI e utilizzare il comando linux sdparm per spegnere ed accendere il disco a proprio piacimento!
La prima cosa che ho fatto è stato installare sdparm sul server e sullo scatolotto, poi provare se i miei HD USB supportassero i comandi SCSI. L'esito è stato (ovviamente) negativo!
A questo punto mi sono messo a cercare quali box (senza dischi all'interno) potessero funzionare e anche qui ho avuto un aiuto dalla rete. In pratica qualunque box (anche i più economici) che usi come chip di gestione quello prodotto da Profilic.
Fortuna ha voluto che alla fiera dell'elettronica di Bastia Umbra che si è tenuta lo scorso weekend ho trovanto su un banco esattamente ciò che faceva al caso mio.
Sono contenitori per hard disk PATA ventilati, di un gradevole nero lucido (anche l'occhio vuole la sua parte! ) e usano il chip Prolific. Io li ho acquistati da un venditore di Napoli, la C.E.L. s.r.l., per 13 euro ciascuno.
Certo, su ebay si possono trovare a meno, ma diventa impossibile capire che chip montano e quasi nessun inserzionista lo scrive.
Per chi volesse fare l'acquisto, di seguito allego qualche foto:
Infine per capire se il box usa un chip Prolific o no, bisogna dare un'occhiata al circuito stampato. Purtroppo non è facile leggere la sigla dell'integrato, ma per fortuna si vede abbastanza bene il logo del produttore (Una specie di "P"). Se il venditore ha la pazienza di farvi aprire la scatola e di farvi dare un'occhiata dentro, non dovreste avere problemi ad identificare l'IC.
Vista del PCB con il chip di taglio (si vede comunque il logo) e il chip di fronte
A questo punto ho inserito il mio hard disk dentro il box, ho collegato tensione e USB e ho aspettato che linux riconoscesse il disco.
Dando il comando lsusb si dovrebbe vedere una periferica "Prolific Technology".
A questo punto ho provato il comando fatidico che è:
sdparm /dev/sdx --command=stop
dove sdx è il nome del disco USB. Se tutto funziona a dovere si dovrebbe sentire il disco che smette di girare.
Per farlo ripartire si può usare il comando sdparm /dev/sdx --command=start (che fantasia, eh!) oppure semplicemente accedere al disco con un mount o un ls...
Ovviamente tutto questo lavoro non ha alcun senso se il disco viene usato di frequente: alla fine lo stress del riavvio può essere peggiore che lasciar girare i piatti. Se invece l'uso è saltuario, questa soluzione può regalare qualche tempo in più di vita al disco, qualche watt in meno di consumo e un po' di pace per le orecchie di chi sta vicino al box.
In ultimo, un grazie a Fabio per i cacciaviti!
Non essendo utilizzati per altri scopi, questi dischi lavorano al massimo per 10-20 minuti a notte, spesso anche per tempi inferiori. E' uno spreco (sia di energia, sia di vita utile) lasciarli accesi tutto il tempo.
Purtroppo il sistema è completamente automatico e quindi non è pensabile accenderli e spegnerli manualmente ogni notte.
Leggendo in giro, però, ho scoperto che alcuni dischi USB (Belkin NetStorage, Iomega ScreenPlay, Seagate FreeAgent e altri) hanno una funzionalità interessante: lo SpinDown.
Con questo termine si intende la possibilità di spegnere il disco (solo la meccanica, non l'elettronica) dopo un certo tempo di inattività.
La domanda a questo punto e' stata: "Come faccio ad attivare questa funzione sui miei hard disk USB?"
Ovviamente qualche anima pia si era già posto il problema ed aveva messo in rete la soluzione:
utilizzare dei box USB che accettassero comandi SCSI e utilizzare il comando linux sdparm per spegnere ed accendere il disco a proprio piacimento!
La prima cosa che ho fatto è stato installare sdparm sul server e sullo scatolotto, poi provare se i miei HD USB supportassero i comandi SCSI. L'esito è stato (ovviamente) negativo!
A questo punto mi sono messo a cercare quali box (senza dischi all'interno) potessero funzionare e anche qui ho avuto un aiuto dalla rete. In pratica qualunque box (anche i più economici) che usi come chip di gestione quello prodotto da Profilic.
Fortuna ha voluto che alla fiera dell'elettronica di Bastia Umbra che si è tenuta lo scorso weekend ho trovanto su un banco esattamente ciò che faceva al caso mio.
Sono contenitori per hard disk PATA ventilati, di un gradevole nero lucido (anche l'occhio vuole la sua parte! ) e usano il chip Prolific. Io li ho acquistati da un venditore di Napoli, la C.E.L. s.r.l., per 13 euro ciascuno.
Certo, su ebay si possono trovare a meno, ma diventa impossibile capire che chip montano e quasi nessun inserzionista lo scrive.
Per chi volesse fare l'acquisto, di seguito allego qualche foto:
la scatola (c'è scritto serial ATA, ma non è vero!!!! )
il case (si noti la ventolina di raffrescamento)
il retro (dove è fissato lo stampato con il chip)
Infine per capire se il box usa un chip Prolific o no, bisogna dare un'occhiata al circuito stampato. Purtroppo non è facile leggere la sigla dell'integrato, ma per fortuna si vede abbastanza bene il logo del produttore (Una specie di "P"). Se il venditore ha la pazienza di farvi aprire la scatola e di farvi dare un'occhiata dentro, non dovreste avere problemi ad identificare l'IC.
Vista del PCB con il chip di taglio (si vede comunque il logo) e il chip di fronte
A questo punto ho inserito il mio hard disk dentro il box, ho collegato tensione e USB e ho aspettato che linux riconoscesse il disco.
Dando il comando lsusb si dovrebbe vedere una periferica "Prolific Technology".
A questo punto ho provato il comando fatidico che è:
sdparm /dev/sdx --command=stop
dove sdx è il nome del disco USB. Se tutto funziona a dovere si dovrebbe sentire il disco che smette di girare.
Per farlo ripartire si può usare il comando sdparm /dev/sdx --command=start (che fantasia, eh!) oppure semplicemente accedere al disco con un mount o un ls...
Ovviamente tutto questo lavoro non ha alcun senso se il disco viene usato di frequente: alla fine lo stress del riavvio può essere peggiore che lasciar girare i piatti. Se invece l'uso è saltuario, questa soluzione può regalare qualche tempo in più di vita al disco, qualche watt in meno di consumo e un po' di pace per le orecchie di chi sta vicino al box.
In ultimo, un grazie a Fabio per i cacciaviti!
Il periodo natalizio che si avvicina rende paticolarmente curiosa la notizia secondo la quale la borsa degli attrezzi persa dall'astronauta Heide Stefanyshyn-Piper durante l'attività extraveicolare sulla ISS, sarebbe visibile ad occhio nudo dalla terra!
Diversi articoli sono presenti in rete riguardo questo argomento: dai video dello smarrimento a quelli della borsa volante ripresa da terra!
Allego solo un link all'interessante sito di Paolo Attivissimo da cui muoversi per gli altri.
Mi sono anche fatto una stampa di questa paginetta da cui si ricavano orari, magnitudine e angoli di alba e tramonto della borsa e dell'Endeavour per la prossima settimana e per la zona dove vivo.
Mi sa che uno di questi pomeriggi mi trasformo in Re Magio e seguo la scia della borsa per gli attrezzi... Probabilmente, invece che una stalla, alla fine del viaggio troverò un'officina!
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Qui sono disponibili un pò di foto delle mie attività:
Mi sono inoltre iscritto al programma CWOP per la distribuzione dei miei dati meteo. Sono disponibili (per esempio) a questo link:
Dati meteo IZ0HCD su FindU
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